Firmato nella notte dal governo Conte un nuovo Decreto Legge, quello che regola il funzionamento dell’Italia durante la Feste di Natale. Dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 obbligo assoluto di spostamento tra regioni, salvo i ricongiungimenti e le comprovate esigenze lavorative. Nelle regioni vanno ricomprese anche le province autonome di Trento e Bolzano, Il 25 e 26 dicembre 2020 ed 31 dicembre e 1 gennaio 2021 ci si può muovere solo all’interno del proprio comune. Vietato raggiungere le seconde case situate in una regione diversa dalla propria dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021. Per le seconde case presenti nel proprio comune è valido anche per il 25 e 26 dicembre 2020 ed 31 dicembre e 1 gennaio 2021. Altra novità, riguarda i raduni nelle abitazioni private. Oltre alla «forte raccomandazione a non ospitare persone non conviventi» il governo pensa di porre un tetto agli inviti: non più di dieci persone. Il coprifuoco è confermato dalle 22 alle 6 dal 4 dicembre e fino al 6 gennaio. Non ci saranno deroghe nei giorni di festa, l’orario di rientro nella propria abitazione sarà lo stesso anche a Natale, il 26 e il 31 dicembre, a Capodanno e il 6 dicembre, giorno dell’Epifania. Dopo quest’ora sarà possibile uscire dalla propria abitazione soltanto per «comprovate esigenze», che sono motivi di lavoro, di salute e di urgenza. Rimane anche il divieto di assembramento e l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto e al chiuso. I sindaci potranno emettere ordinanze per chiudere strade e piazze per evitare gli affollamenti anche nel corso della giornata, oppure prevedere ingressi contingentati in quelle aree di città e paesi dove c’è il rischio che si verifichino assembramenti. Il giorno di Natale, il 26 e il 31 dicembre i ristoranti saranno aperti per il pranzo. La messa di Natale potrebbe essere fissata alle 20, in ogni caso la Conferenza episcopale ha già raccomandato alle diocesi di programmare funzioni durante tutta la giornata per favorire la partecipazione scaglionata dei fedeli. Il Dpcm che entra in vigore il 4 dicembre conferma il divieto di aprire gli impianti da sci e introduce il divieto di aprire le piste. Una misura decisa per evitare «le vacanze sulla neve». Il governo aveva annunciato di voler creare un coordinamento con l’Unione Europea per avere regole uguali in tutta Europa, ma l’Ue ha specificato che si tratta di scelte effettuate da singoli Stati e dunque ogni governo potrà regolarsi come ritiene opportuno. In Italia si è deciso comunque che sarà vietato sciare e sono state respinte le richieste di governatori e operatori del settore che avevano presentato linee guida con capienza al 50% delle funivie, uso delle mascherine obbligatorie sugli impianti e distanziamento per chi sta in fila. Misure ritenute non sufficienti ad evitare i contagi. La sera di Capodanno gli alberghi saranno aperti ma dovranno tenere chiusi i ristoranti interni: sarà consentita soltanto la consumazione in camera.
Il divieto è stato inserito nel nuovo provvedimento sulle festività per impedire che le persone possano prenotare la stanza e poi organizzare feste e cenoni all’interno degli hotel, come del resto è già accaduto in numerose città e paesi. Per la notte dell’ultimo dell’anno scatta lo stesso orario valido per i bar e i ristoranti che si trovano nelle zone gialle: chiusura alle 18. Nelle zone rosse e arancioni bar, ristoranti rimangono chiusi per l’intera giornata. Alla fine si è deciso che gli alberghi di montagna potranno rimanere aperti ma con le stesse regole previste per il resto d’Italia e dunque con i divieti per il veglione. I negozi potranno rimanere aperti fino alle 21. La decisione di allungare l’orario è stata presa per scaglionare gli ingressi ed evitare file e assembramenti. Chiusi nel fine settimana e nei giorni festivi i centri commerciali e i grandi magazzini. È ancora in discussione la possibilità di consentire nelle zone rosse la riapertura di quegli esercizi commerciali finora vietati. Per evitare l’affollamento delle vie dello shopping governatori e sindaci potranno emanare ordinanze per chiudere strade e piazze, ma anche posizionare distanziatori nelle vie di maggior affluenza che consentano soltanto il passaggio di un numero limitato di persone. Il Viminale ha già sollecitato prefetti e questori di intensificare i controlli in tutti i luoghi per garantire il distanziamento. Chi rientra dall’estero prima del 20 dicembre dovrà sottoporsi a tampone obbligatorio se torna dagli Stati per cui è già previsto l’obbligo di test.
La lista comprende Belgio, Francia (inclusi Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte), Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna (inclusi territori nel Continente africano), Regno Unito e Irlanda del Nord. Chi invece torna in Italia dopo il 20 dicembre dovrà stare in quarantena per dieci giorni, qualsiasi sia lo Stato di provenienza. Una regola introdotta per evitare che si ripeta quanto accaduto in estate e come deterrente per chi ha programmato di andare a sciare in quei Paesi che hanno deciso di lasciare impianti e piste aperte, tra cui l’Austria, la Svizzera e la Slovenia. Anche Francia e Spagna potrebbero consentire lo sci.