Cento finanzieri del Comando provinciale di Catania, con il supporto dello Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata), hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari, emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catania, nei confronti di 18 persone. L’accusa, a vario titolo, è di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, turbativa d’asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco. Colpiti i clan Laudani e Santapaola. Sequestrati beni per un valore di circa un milione di euro: sigilli per le quote sociali e il patrimonio di una società di trasporti. Complessivamente sono state sottoposte a indagini dal Gico del Nucleo Pef di Catania 37 persone appartenenti o comunque riconducibili ai due clan. Questi i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Catania nell’ambito dell’inchiesta ‘Report’, che ha colpito i clan mafiosi Santapaola e Laudani: Carmelo Bonaccorso, 57 anni; Rosario Bonanno, 58 anni; Girolamo Brancato, 47 anni; Giacomo Caggegi, 40 anni; Alberto Gianmarco Angelo Caruso, 40 anni; Mirko Pompeo Casesa, 37 anni; Salvatore Mazzaglia, 63 anni; Litterio Messina, 58 anni; Antonino Puglisi, 55 anni; Orazio Salvatore Scuto, 61 anni. Ai domiciliari, invece, sono finiti: Dante Giuseppe Tiezzi, 58 anni; Rosaria Gabriella Sidoti, 48 anni; Vincenzo Massimiliano Pappalardo, 51 anni; Luca Anicito, 46 anni; Alfio Giuffrida, 54 anni; Rosario Mannino, 56 anni; Gianfranco Antonino Pappalardo, 48 anni; Valentina Concetta Caterina Scuto, 33 anni. Il Gico della guardia di finanza ha scoperto che a capo del gruppo dei Laudani (mussi ‘ri ficurinia) vi era Orazio Scuto (conosciuto come il “vetraio”) con mansioni di reggente per il territorio acese e detenuto a Caltanissetta: il boss impartiva gli ordini agli affiliati tramite “pizzini” che nascondeva all’interno di confezioni di succhi di frutta o di barrette di cioccolato e che venivano portati all’esterno del carcere grazie all’aiuto della figlia Valentina Scuto di 33 anni finita ai domiciliari. Nell’inchiesta “Report” sono stati riscontrati, in primo luogo, 8 estorsioni: gli uomini del clan Laudani in alcuni casi chiedevano denaro a imprenditori e professionisti per finanziare l’associazione mentre, in altre circostanze, fungevano da ‘agenzia di recupero credito’, per favorire illecitamente imprenditori, i quali – a fronte di crediti commerciali non pagati – hanno preferito, invece che procedere legalmente, fare ricorso all’intermediazione degli esponenti mafiosi per recuperare le somme, avvalendosi della forza di intimidazione legata all’appartenenza all’organizzazione criminale e al fine di accelerare la procedura di incasso del credito. L’altro settore coinvolto dalle attivita’ di indagine e’ quello rappresentato dalle interferenze nelle procedure giudiziarie di vendite all’asta di beni. In questo ambito il clan e’ intervenuto, affinche’ gli imprenditori dichiarati falliti – nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare – potessero illecitamente rientrare in possesso del bene posto all’asta, ricavandone utilita’. In questo contesto, esponenti del “clan Laudani” si sono attivati, ricorrendo a minacce e intimidazioni, in modo da inibire la partecipazione di potenziali offerenti alla procedura esecutiva, in tal modo garantendo al debitore ‘esecutato’ di ottenere, sia pure attraverso intestatari fittizi, la restituzione dei beni. Nell’occasione e’ stata un’asta immobiliare effettuata presso il Tribunale di Catania: in quell’occasione un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell’esecuzione fallimentare, ha richiesto ed ottenuto l’intervento di uno degli affiliati Litterio “Rino” Messina, al fine di alterare la procedura di vendita del bene. In tale occasione il gruppo ha individuato un prestanome compiacente e, contestualmente, ha allontanato i potenziali offerenti, attraverso il ricorso ad intimidazioni e minacce.
E in Germania in Heilbronn città extracircondariale del Land Baden-Württemberg, è stato catturato Antonino Falzone, pluripregiudicato affiliato alla cosca catanese “Santapaola-Ercolano”. E’ ricercato dal settembre scorso, in esecuzione di un mandato di arresto europeo scaturito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Catania per associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni ed altro. L’operazione è stata condotta dalla Polizia Regionale del Land Baden Württemberg, con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e della DIA. Nel complesso di un’articolata attività info-investigativa sviluppata nell’ambito della Rete Operativa Antimafia @ON. La cattura è avvenuta all’interno di un’abitazione dove, a seguito di irruzione, il latitante è stato immediatamente immobilizzato.