Il giocatore che più di tutti ci ha fatto sognare durante l’estate del 1990
9 giugno 1990: questa data, non certo una qualsiasi di un calendario vecchio ben 30 anni, rappresentò per il Belpaese, che per la prima volta nella sua storia si riscoprì improvvisamente tifoso, l’inizio di un sogno mondiale a occhi aperti della durata di un mese intero. E il protagonista di quella visione onirica, rinominata all’unanimità dei voti Notti Magiche, aveva un nome e un cognome ben precisi: Totò Schillaci. L’eroe di Italia ’90 proprio quel sabato sera entrò nel secondo tempo del match inaugurale contro l’Austria, segnò il goal della vittoria e da lì in avanti divenne il protagonista assoluto della Nazionale che si classificò terza. Il giovane palermitano in quell’occasione fu una vera e propria “ira d’Iddio” e la Juventus, team in cui militava dopo 7 anni trascorsi a Messina, non poteva che gongolare. La Vecchia Signora lo aveva infatti ingaggiato solo un anno prima, nel 1989, ed era già ampiamente soddisfatta dell’apporto di Schillaci che con le sue 15 reti in 30 partite aveva contribuito alla conquista del double (Coppa Italia e Coppa Uefa). Totò, genio del pallone dal carattere sanguigno come deve essere quello di un vero siciliano, nel corso della sua esperienza bianconera si fece anche biasimare a causa dei litigi avuti con Roberto Baggio e soprattutto con il player rossoblù del Bologna Fabio Poli. Nella stagione 1991-1992 Schillaci trovò sempre meno spazio sul terreno di gioco a causa di un Vialli davvero convincente e decise così di approdare all’Inter. Con i nerazzurri disputò due campionati siglando un totale di 11 gol in 30 match che gli valse una Coppa Uefa. Se con la Beneamata non ci furono i medesimi screzi avuti durante la parentesi torinese, furono i problemi fisici a impedire al bomber palermitano di fare la differenza con la casacca nerazzurra. Un vero peccato. Nel 1994 decise poi di recarsi in Giappone per concludere degnamente la sua carriera – Schillaci fu il primo italiano a giocare nel paese del Sol Levante – e appese infine le scarpine al chiodo nel 1999.
Italia ’90 ma non solo
Un giocatore del calibro di Schillaci, orgoglio e vanto per tutta la nostra bella Sicilia terra di sport individuali e di squadra, ha senza dubbio lasciato un segno indelebile nella storia del football degli anni ’80 -’90 grazie alle sue prodezze e alle sue esultanze. Quando parliamo di Totò abbiamo sempre e solo in mente i suoi 6 goal realizzati in occasione di quel caldissimo Mondiale di Calcio disputato in Italia, durante il quale divenne capocannoniere della manifestazione e ottenne altresì una medaglia di bronzo battendo l’Inghilterra nella finalina per il 3° e 4° posto, ma ovviamente la sua carriera non può e non deve ridursi alle sole imprese compiute con la maglia azzurra della Nazionale. Questo campione dal tocco magico e con il vizio della segnatura, come detto, ha fatto la differenza, nel bene e nel male, sia con la maglia dell’Inter sia con quella della Juventus arrivando a vincere 1 Coppa Italia e 2 Coppa UEFA. Per dipingere correttamente il ritratto di Schillaci non si può dunque prescindere dal ripercorrerne in toto il cammino intervallato da gioie ma anche da dolori. Qualsiasi player che ha giocato e gioca tutt’ora a pallone ai massimi livelli è indubbiamente protagonista di vicende belle e meno belle sul campo che lo riguardano da vicino, molte delle quali non sfuggono certo all’occhio attento della redazione di PokerStars news, e che ne determinano percorsi professionali altamente sfaccettati degni di essere analizzati con molta attenzione. Quello di Totò ne è un emblema visto e considerato che in 17 anni di calcio, tra infortuni, scaramucce e riconoscimenti personali importanti, non si è fatto mancare proprio nulla. Il Pallone d’oro e la Scarpa d’oro Adidas, ottenuti scrivendo importantissime pagine in quelle Notti Magiche, lo hanno reso immortale agli occhi di noi siciliani tifosissimi di questo sport e ovviamente di tutti gli italiani nel complesso.
La sua esperienza giapponese
Di solito se ne parla poco e nulla ma Totò Schillaci ha giocato anche in Giappone riuscendo a vincere un titolo nazionale nel 1997 con la maglia dei Júbilo Iwata. Gli anni trascorsi nel paese del Sol Levante furono per lui un’esperienza di vita incredibile e molto meno incredibile a livello professionale, visto e considerato che era ormai le gambe non giravano più a causa dei tanti infortuni occorsi. Nonostante il fisico non reggesse, lasciò comunque un segno tangibile anche in terra straniera gonfiando la rete per 56 volte in 78 partite. Sebbene quelle giornate giapponesi di fine millennio e soprattutto quelle famosissime notti italiane siano trascorse così velocemente, non riusciamo ancora a levarci di dosso l’immagine dello Schillaci festante in occasione dei 6 goal azzurri realizzati, forse quelli più importanti della sua carriera. Chissà se potremo presto rivivere serate così magiche…