Il Tribunale per i minorenni di Palermo, ha scarcerato A. B. il ragazzo che quand’era 17enne uccise con un calcio il giovane medico di San Cataldo Aldo Naro alla discoteca Goa di Palermo. Finirà di scontare la condanna ai servizi sociali. Al carcere Malaspina c’è rimasto cinque anni nel corso dei quali, dicono gli esperti, ha mostrato un percorso di ravvedimento rispetto al terribile fatto di cui si è reso protagonista. Si parla “di adesione al percorso trattamentale”, “proficua rivisitazione critica del fatto commesso e del pregresso trasgressivo stile di vita”. Il giovane non vive più allo Zen.
Intanto si è tenuta mercoledì a Palermo l’udienza nell’ambito del processo ordinario per rissa aggravata relativamente ai fatti avvenuti nella notte di San Valentino del 2015 nella discoteca palermitana in cui avvenne l’omicidio del medico nisseno. A deporre l’allora fidanzata di Aldo Naro che sul pretorio ha però ricordato poco o nulla di quella notte. “Ha fatto quasi scena muta. Ha detto di avere un vuoto di memoria su quanto avvenuto quella tragica sera – dice l’avvocato Antonino Falzone che insieme al fratello Salvatore difende la famiglia Naro -. Non ha ricordato neppure quanto aveva riferito ai carabinieri quando era stata sentita poco dopo l’omicidio”. Imputati sono Massimo Barbaro, gestore della discoteca Goa, accusato di favoreggiamento, Francesco Troia, buttafuori, e Antonino Basile, giovane dello Zen, entrambi accusati di rissa aggravata dall’evento morte. La mamma di Aldo Naro, Anna Maria Ferrara, ieri mattina si è presentata in tribunale con le foto del figlio pestato a sangue. “Ci sono stati silenzi che ci hanno delusi e amareggiati”.